La Carta Etica del Packaging nasce nel 2015 da una condivisione di intenti fra il Politecnico di Milano e Edizioni Dativo che raggruppa in un decalogo i valori per la gestione in tutta la sua vita (dall’idea al fine vita) l’imballaggio; la Fondazione Carta Etica del Packaging nasce a fine Maggio 2020 per portare avanti il decalogo, con iniziative atte a promuovere quanto riportato nella “Carta”.

Il decalogo si riassume nei termini chiari ed espliciti: responsabile, equilibrato, sicuro, accessibile, trasparente, informativo, contemporaneo, lungimirante, educativo, sostenibile.

Nella cornice veneziana, il 27 Maggio 2022, la Fondazione è organizzato un convegno per compiere riflessioni sui valori della Carta Etica e per la prima volta dopo parecchi anni, i relatori presenti hanno trattato al 100% del loro tempo l’argomento di loro competenza senza accenni ai propri meriti, attività, ecc. che sono state sinteticamente illustrate in apertura di ogni relazione dalla presentazione del relatore.

Degno di nota l’impegno che si è assunta la fondazione per la definizione di un glossario per la terminologia utilizzata nel settore che spesso e volentieri utilizza terminologie errate o obsolete (ndr.: ad esempio il termine «cartoncino» è stato abolito nel 1951 nella conferenza di Stoccolma di IARIGAI [International Association of Research Information Graphic Arts Industries] che dal 2000 ha modificato il suo nome in «International Association of Research Organizations for the Printing, Information and Communication Industries»; il termine «forma» chiamato troppo spesso «matrice» per definire la forma di stampa o la fustella).

Tutte le relazioni, molto chiare e con esempi pertinenti, hanno sviluppato i 10 valori della Carta Etica puntando sulla sostenibilità che non deve essere solo a parole o fatta di buoni propositi ma deve essere concreta e sopratutto che deve riguardare tutta la filiera a partire dal design iniziale e per finire ad un effettivo trattamento corretto a fine vita del packaging. Sono stati riferimenti normativi inerenti la gestione del packaging e portati esempi di come il diritto operi sia in Italia che all’estero nei confronti di comunicazioni non corrette se non addirittura false.

Interessante il richiamo a come si stia muovendo il mondo dei finanziamenti e delle incongruenze degli stessi quando devono decidere chi, cosa e come finanziare, mettendo in evidenza una carenza culturale sulla materia del sostenibile, non tenendo quasi mai in considerazioni situazioni di efficacia ed efficienza e sopratutto che ciò avverrà nel futuro perché nel passato non si è ancora operato in modo massiccio.

È stato presentato anche un segnale di attenzione per rendere troppo complesse e sopratutto ermetiche le normative perché vi è il rischio, peraltro già operativo, che imprese spostino la propria attività e il proprio mercato dalla UE all’extra UE. Ciò non significa che le normative debbano essere applicate in modo corretto ma che debba esserci chiarezza nella loro applicazione e non ermetismo con il sempre presente rischio della spada di Damocle che si chiama «sanzioni» per una non corretta applicazione su qualcosa che non è chiaro e fonte di interpretazioni e non di oggettive applicazioni.

Fra le varie riflessioni legate alla gestione del packaging in modo etico e sostenibile anche alla fine del suo ciclo di vita, è stata richiamata l’attenzione sullo smaltimento selvaggio della plastica, richiamando le “isole di plastica” che hanno estensioni grandi quanto stati quali la Penisola iIberica per giungere a uguagliare l’estensione degli Stati Uniti. La più famosa delle sei maggiori isole della plastica è quella denominata «Pacific Trash Vortex» posizionata nell’Oceano Pacifico. Il problema è che queste isole vengono continuamente alimentate ora per ora e continuano a crescere. Appare evidente che deve essere un impegno per tutti azzerare l’incremento di queste isole.

L’intervento del pensiero filosofico è stato un momento importante, richiamando il fatto che i filosofi si sono sempre cimentati su tutto ciò che è comportamento, oggetto, pensiero, ma nessun filosofo si è cimentato sul packaging.

RSRiflessioni Questo rapido excursus fa riflettere su come questo settore, battezzato solo nel 1985 con il nome di «packaging» (seppur vecchio di 400.000 anni), vi sia ancora parecchio da imparare e che ci sia una cultura estremamente bassa per oggetti che vengono manipolati quotidianamente e che la medesima Fondazione ha stimato che ognuno di noi manipola ogni anno 8.000 imballi (ndr.: forse sono molti di più se presi in considerazione Tutti i tipi di imballi e confezioni di contenimento).

La Fondazione Carta Etica del Packaging ha avuto e ha il merito di aver smosso tutta la filiera e di aver dato il via per un approccio più professionale a questo magnifico settore.

Francesco Bordoni