Il 2020 è stato, dopo un secolo circa, l’anno della pandemia universale secolare, quella precedente conosciuta come «Spagnola» era iniziata in piena Grande Guerra, Gennaio 1918, e terminata un anno dopo la fine del conflitto, Dicembre 1920; 24 mesi di mascherine, distanziamento pulizia, ospedali da campo allora molto in voga visto il largo impiego sui campi di battaglia. Il risultato fu catastrofico dal punto di vista umanitario (fra 50 e 100 milioni di morti) e dal punto di vista economico. La storia si ripete come testimoniano le pandemie universali che hanno colpito il Mondo conosciuto con frequenza centenaria e a Dicembre 2019 è arrivata la pandemia che si conosce come «Covid» che presumibilmente terminerà a Novembre 2022.

Nei mesi trascorsi, sopratutto durante il famigerato lock down, si è tanto parlato del prossimo futuro, tutti hanno fatto buoni propositi del futuro ma cercando di fare cose nuove senza voler cambiare niente pur dichiarando il contrario.

Si osserva cosa si sta facendo di nuovo e cosa si scopre? Che nel settore degli stampati (di ogni genere e tipo) si è avuta l’innovativa idea di applicare agli stessi «valore aggiunto»: che novità!

A cosa si andrà incontro nei prossimi mesi e nei prossimi anni? Di che colore sarà il futuro? Rosa, azzurro, nero, giallo, arcobaleno?

Si sente parlare di sostenibilità (sembra diventata la parola d’ordine per tutto, compreso soffiandosi il naso) di ecologia, di risparmio energetico ma sembra che siano solo dichiarazioni di buone intenzioni, ricordano i «fioretti alla Madonna» che da bambini venivano pronunciati alle 08:00 della mattina ma alle 08:10 ci si era già dimenticati e tornati a comportarsi come undici minuti prima. Il motivo è che per portare avanti i buoni propositi significa sopratutto sacrificare il modo consolidato di vivere e sopratutto il pensiero comune che “gli altri devono cambiare…”.

Perché una volta tanto non si tolgono le fette di salame dagli occhi e si inizia a guardare oltre l’orizzonte offerto dalla punta del proprio naso?

Si devono esaminare le situazioni surrettizie, quali risorse si hanno a disposizione, si riesce a proiettare il futuro a breve, medio, lungo termine, il grado di competenze a disposizione, dove è arrivata la ricerca conosciuta.

Utilizzando il «Cono di Voros», pensato ed elaborato dal ricercatore futurista australiano Joseph Voros, è possibile analizzare, pensare, studiare, proiettare i possibili scenari del futuro in tutti i settori e per tutti gli scenari, ma questo ausilio viene poco utilizzato nel settore degli «stampati» nel senso lato del termine (pubblicazioni, pubblicità, informazione, packaging, ecc.) e questo per due motivi:

il primo dovuto a una riflessione di Henry Ford (1863÷1947) “Pensare è il lavoro più arduo che ci sia, ed è probabilmente questo il motivo per cui così pochi ci si dedicano” frase perfetta anche ai giorni nostri, anzi sembra che ci sia una regressione nell’attività di «pensare»;

il secondo la mancanza di giusta considerazione del pensiero di Tucidide (460 a.C ÷ 399 a.C.) “bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro”: la Storia è poco conosciuta, poco e male studiata eppure un altro uomo si espresse chiaramente dichiarando “Historia magistra vitæ”: Marcus Tullius Cicero (106 a.C. ÷ 43 a.C.).

Allora: si riparte’ si sta ripartendo? O lasciamo che le cose cambino da sole e possibilmente cambino il meno possibile?

Francesco Bordoni